venerdì 16 settembre 2016

1001 Miglia - Scusate il ritardo!

Il 16 agosto parto con ca. 400 colleghi di tutto il mondo, per quella che viene definita la più lunga ed estrema randonnée d'Europa nel paese più bello del mondo. E' il mio obiettivo da due anni, è stata la molla che mi ha fatto iniziare questa splendida specialità ciclistica.
La PBP dello scorso anno è stata una tappa d'avvicinamento, bella, in un contesto eccezionale ma io in testa avevo solo la 1001miglia...
Partenza a razzo, come al solito, tanto è notte, in Padania c'è poco da godere al buio, meglio sfruttare il treno per macinare chilometri e arrivare a Lugo (km 405) a metà del giorno successivo per poi affrontare la Sambuca prima di sera.
Questo è stato un errore: sono arrivato a Lugo molto velocemente, troppo, completamente privo d'energie, non riuscivo a mangiare nulla, le gambe si sono semplicemente fermate.
Mi sono dovuto ritirare e questo mi ha fatto penare molto nei giorni successivi: tenevo molto all'Europa Challenge (PBP+1001+LEL+ altra over 1200) e alla neonata Gran Tour d'Italia (1001+999+Alpi4000+Mediterraneo 6+6) ma il fallimento nella 1001miglia ha distrutto entrambi questi obiettivi.
Non riuscivo darmi pace, così ha preso forma l'idea di riprovarci, da solo, senza dire nulla a nessuno (sto diventando sempre più scaramantico...).
Organizzo un gruppo di WhatsApp con i miei famigliari e i miei due presidenti Luca Bonechi e Cecilio Testa, in modo da tenerli informati sulla posizione e quant'altro.
Mi organizzo col lavoro e venerdì 9 settembre alle 05.00 parto. Decido di partire da casa (San Paolo d'Argon - BG) e non da Nerviano, in modo da risparmiare tempo sugli spostamenti e quindi modifico la prima tappa in direzione di Fombio e l'ultima da Castellania: mi costa ca. 25 km in più ma su 1600 non è un problema.
In pianura decido d'impostare un ritmo blando e a Lugo avrò una media di 24 km/h: decisione saggia perché risparmio le forze e godo di quello che non ho visto la scorsa volta.
A Brescello arrivo alle 12.30 e mi fermo al ristorante: questa è stata la svolta della mia avventura. Ho tolto i sali e i carboidrati dalle borracce e gli snack energetici dalla borsa, ma mi sono imposto di fermarmi a fare colazione, pranzo e cena, come Dio comanda! E' stato cibo buono per il mio corpo e la mia mente.
Luca mi suggerisce una visita alla piazza di San Benedetto Po, gli do retta e sotto posto la foto della meraviglia che ho trovato!
Da Colorno a Poggio Rusco, ho trovato un vento in faccia che mi ha fatto veramente penare, per fortuna che poi ho dovuto piegare a sud e quindi me lo sono trovato di fianco: questo è un altro svantaggio del pedalare da soli.
Temperatura sui 35 gradi (al sole chiaramente) ma il vento la mitiga.
Poco a nord di Mirandola vengo bloccato da Luciano Bonetti, un randonneur di Massa Finalese che ha finito la 1001miglia ufficiale e quindi stiamo a raccontarcela una buona mezz'ora a bordo strada: grazie Luciano per la tua passione e le belle parole che hai espresso nei miei confronti!
Il buon Fermo Rigamonti ci aveva detto che faceva fede il road book e non la traccia gps o le eventuali frecce a terra: più volte ho avuto dei dubbi (addirittura in un incrocio in Toscana i tre mi davano tre direzioni diverse) ma, con un po' di buon senso, ne sono venuto fuori.
Arrivo a Lugo verso le 23 e decido di fare ancora qualche chilometro: sono stanco ma in ritardo sulla tabella di marcia.
Dopo Riolo passo davanti a quel muretto dove, tre settimane prima mi ero ritirato: mi fermo e penso che stavolta non mi frega, Marco lo chiude il giro!
Arrivo fino a Palazzuolo sul Senio, ultimo paese prima della salita alla Sambuca: chiaramente non c'è nulla per ospitare un pellegrino e quindi mi sdraio sulla panchina della fermata del bus e mi avvolgo nella coperta d'emergenza. Riesco a dormire tre ore ma la temperatura a 11 gradi mi congela i muscoli.
Riprendo e supero  prima la Sambuca e poi la Consuma: due salite vere e bellissime, sono felice di averle fatte di giorno.
A Chiusi ho deciso di passare la serata al ristorante e la notte in albergo. Anche questa è stata una decisione saggia perché mi ha azzerato tutte le fatiche e il giorno dopo sono ripartito "nuovo".
Comincio ad avere problemi al soprasella: mi si sono formate delle piaghe e quindi decido d'indossare un secondo paio di pantaloncini, funziona abbastanza bene!
Il lago Trasimeno all'alba, Todi e via spedito verso Orvieto ma l'ultima discesa è bloccata da una gara automobilistica in salita: non c'è verso di passare, il poliziotto mi minaccia e così devo fare una deviazione di altri 10 km di cui la metà in salita.
Pappardelle ai porcini e poi avanti verso il lago di Bolsena, il punto più a sud del giro e ca. metà dei chilometri già alle spalle...
Qui inizia sicuramente la parte che mi è piaciuta di più di tutto il giro: la risalita della Toscana, con le tappe di S.Quirico d'Orcia, Castelnuovo Berardenga, Staffoli.
Vengo raggiunto da un temporalone: le prime goccie sembrano gavettoni, in discesa a 50 all'ora tiro dritto ad un tornante e, senza frenare, entro nel cortile di un ristorante spaventando il cane e le galline: chiedo asilo politico e 30 secondi dopo si scatena una grandinata epica. Mezz'ora di pioggia e poi via per la mia strada.
Come si può dimenticare Pitigliano, la città nel tufo, Radicofani, dove Luca mi convince a salire fino in cima la paese fino al ristorante La Grotta dove godo del menù a prezzo speciale riservato ai pellegrini della Francigena: mezzo chilo di pici e un piatto di osso buco da paura.... la signora mi offre pure un posto all'ostello ma voglio proseguire perché la gamba è buona e non ho sonno.
Ora capisco perché dicono che di giorno comandiamo noi e di notte gli animali: senza luna non si vedeva nulla e ad un certo punto ho sentito un rumore e zampe che unghiavano veloci l'asfalto dietro di me. Anche se ero in salita, sono scattato così reattivo che, se avessi avuto Cipollini di fianco, lo asfaltavo!
Poi mi hanno anche attraversato la strada una famiglia di cinghiali e un bel cerbiatto: occhio agli incroci di notte!
Ad un certo punto ero stanco e volevo dormire qualche ora. Faceva freddo, 11 gradi, ma ho trovato un bar che aveva un grosso scambiatore di calore esterno del frigo e quindi mi ci sono sdraiato di fianco e ho dormito tre ore, sempre dentro la mitica coperta di emergenza...
Il mattino passo per Siena, e me la godo con calma, ma non prima di aver fatto un tratto di ca. 3-4 km di strada bianca che, probabilmente, rifarò il 2 ottobre quando prenderò parte all'Eroica.
Nel frattempo a casa tutti stanno facendo il tifo e ricevo messaggi dai miei ragazzi, dalla mia Ross, Beppe, Andrea, Luca, Ceci, Claus e Gigi: sono stati molto d'aiuto, veramente!
Una menzione a parte la merita la tappa numero 13, da Staffoli a Gorfigliano: si tratta della Garfagnana, una zona che non avevo mai visitato. Mi è spiaciuto che, a parte la salita al Passo Colognora, il resto l'ho vissuto di notte e non ho capito nulla! Da rifare di giorno, nel frattempo giudizio sospeso.
Discesa su Aulla: nel mio equipaggiamento mancavano due cose fondamentali che ho dimenticato nella fretta, i gambali e i manicotti.
Sono arrivato ad Aulla che non riuscivo più a frenare dal freddo, tremavo e agognavo un bar ma, alle 4.30 del mattino è difficile e invece... ne trovo uno aperto, avrei voluto baciare la signora ma poi ho pensato che a tutto c'è un limite.... scherzo naturalmente.
Qui è successo un fatto strano: sorseggiavo il mio cappuccino quando ho sentito a fianco a me un rumore di sedie rovesciate. Sono rimasto male quando mi sono accorto che ero stato io: mi sono addormentato e sono volato giù dallo sgabello!
Ho ripreso il cammino per Deiva Marina, bel paesaggio nelle Cinque Terre, percorso impegnativo ma ne è valsa la pena.
La successiva salita al Bracco è stata dura per la temperatura (39°) ma la mangiata al ristorante all'incrocio dell'Aurelia mi ha fatto dimenticare tutto.
La tappa 15 fino a Casella Ligure, è quella che mi è piaciuta meno: le gambe stavano bene ma il sedere no e non riuscivo a pedalare dalle fitte. Ho alleviato il dolore piegando l'antivento tra i due fondelli che indossavo: sembravo un vecchio incontinente ma ha funzionato!
Di notte arrivo a Castellania, alla casa di Fausto e Serse Coppi, riesco a fare una foto e una riflessione nel buio e silenzio più totale e poi cerco di partire per l'ultima tappa, quella customizzata che deve portarmi a casa.
Non ho ancora parlato dei problemi d'energia che ho avuto: non ho la dinamo e quindi tutto era affidato a due power banks. La lampada B&M è una garanzia e ha continuato a far luce senza battere ciglio ma il cellulare e il navigatore dovevano essere caricati ogni 12-14 ore. Approfittavo delle soste nei ristoranti ma non è stato sufficiente: morto prima il cellulare e poi il navi. Per fortuna mi ero fatto una road map, ma il problema è stato che sui colli Tortonesi ci sono pochi cartelli, tutto un su e giù e quindi mi sono fatto una decina di chilometri per nulla prima di trovare la retta via.
Mi fermo a dormire tre ore: il muro ancora tiepido di una vecchia chiesa e la ormai storica coperta d'emergenza, mi hanno protetto.
Poi Voghera, Casteggio - Broni e Stradella i paesi di mia nonna, S.Angelo Lodigiano... arrivato a Lodi la strada la conoscevo ad occhi chiusi... Treviglio, Cologno, Cavernago, Costa di Mezzate e San Paolo d'Argon: a casa ho trovato la mia Ross e il mio piccolone ad aspettarmi, il premio!
Ho impiegato 129 ore e 30 minuti, per 1.642 km, tanto ma non troppo se considero tutto.
Luca Bonechi mi ha detto che sono stato il primo a fare la 1001miglia in solitario e questo mi riempie d'orgoglio!
Ora posso portare fiero la maglietta rossa della manifestazione ed essere orgoglioso di essere un finisher, ufficioso è vero, ma per me sono come uno dei 309 omologati.

Considerazioni finali:
-una Randonnée in solitario non è una Randonnée, è un altro sport: non avere il supporto organizzativo non è un problema per il cibo ma significa che non puoi contare su un posto protetto dove dormire. Non avere i compagni di viaggio significa che non puoi scambiare due parole, che non hai punti di riferimento, che nessuno ti toglie l'aria davanti, che nessuno t'aiuta anche solo con una parola di conforto.
Il lato positivo è che ti godi in libertà tutto quello che vuoi quando vuoi senza alcun tipo di pressione psicologica.
-Energia: se sei da solo e non puoi perdere tempo, non puoi rimanere senza. A questo punto cedo e mi faccio fare la ruota con la dinamo.
-Equipaggiamento: ho sottovalutato lo sbalzo termico (39°-11°) e non avevo i manicotti e gambali, grave errore!
-Cibo: il mio jolly! Mangiate meno robaccia chimica e fermatevi a godere quello che la natura e l'uomo hanno fatto per voi, vi farà perdere molto tempo ma vi darà tanta soddisfazione.
-Sonno: una notte in albergo e tre fuori.... la notte in albergo mi è costata molte ore ma mi ha cancellato veramente la fatica dei due giorni precedenti, le tre fuori sono servite a poco ma, quando pedali e ti accorgi che chiudi gli occhi e li riapri nell'altra corsia o nel campo a lato... probabilmente devi farti delle domande!

Un ringraziamento ai pochi che sapevano e che mi hanno sostenuto e ai tanti che hanno saputo da FB e mi hanno sommerso di complimenti: grazie amici, e vi abbraccio forte. Ciao



















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